Milano, 18 marzo 2017 - 22:09

Nuovi ticket per colf e badanti
Il governo studia il modello francese

Le famiglie che lo usano Oltralpe hanno diritto a un credito d’imposta che copre la metà della spesa fino a 6 mila euro l’anno. Un formidabile incentivo contro il lavoro nero,

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Spariti i voucher, i buoni per pagare a ore colf e baby sitter, per le famiglie che hanno un aiuto in casa il governo studia il modello francese. Ma al di là dell’ingegneria riformista cosa potrebbe cambiare nella nostra vita di tutti i giorni? Il modello francese è una strada ambiziosa. Non tanto per il modo in cui è possibile «arruolare» i collaboratori domestici: un sito internet dedicato per contattare la baby sitter o la badante e pagare direttamente on line, oppure dei buoni acquistabili in tabaccheria. Ma soprattutto per gli sconti sulle tasse che si possono ottenere. Le famiglie francesi che usano il Cesu (Chèque emploi services universal) hanno diritto a un credito d’imposta che copre la metà della spesa fino a un massimo di 6 mila euro l’anno. Se spendono 3 mila euro quest’anno, il prossimo potranno risparmiare 3.000 euro sulle tasse. Un vero affare. E soprattutto un formidabile incentivo contro il lavoro nero, perché pagando la baby sitter in contanti e senza contributi finirebbero per spendere di più.

In Francia ha funzionato. Tra il 2005, l’anno del debutto, e il 2011, il settore dei servizi alla persona è cresciuto dell’8% l’anno. Probabilmente portando fuori dal nero una bella fetta di famiglie e di lavoratori. Ma, naturalmente, il sistema ha un costo per lo Stato, che versa buona parte dei contributi per la pensione e per la malattia di baby sitter e badanti al posto delle famiglie. E che alle stesse famiglie restituisce la metà dei soldi spesi. Secondo uno studio di Andrea Ciarini, ricercatore della Sapienza di Roma, lo Stato francese spende ogni anno 7 miliardi di euro. Si può fare anche da noi?

Il sito internet per tracciare i pagamenti non sarebbe un problema. Già adesso l’Inps gestisce servizi analoghi, l’evoluzione è possibile. Il problema è il costo che lo Stato si dovrebbe accollare per pagare i contributi al posto delle famiglie e per restituire loro una parte della somma spesa. Al momento, in Italia, si può solo detrarre dalle tasse una parte dei contributi versati. Una differenza abissale rispetto al Cesu: se le famiglie francesi possono risparmiare fino a 6 mila euro l’anno, quelle italiane arrivano al massimo a qualche centinaio di euro.

Si possono trovare sette miliardi? L’impresa non è facile: è quasi il doppio di quanto ci costò l’Imu sulla prima casa, per avere un’idea. Un intervento immediato, al di là delle dichiarazioni spot, appare impossibile. Bisognerà aspettare la Legge di Bilancio, la vecchia Finanziaria da approvare a fine anno quando anche lo Stato fa i conti in casa. Serve una fortissima redistribuzione di spese ed entrate pubbliche, quasi una rivoluzione. Altrimenti c’è il rischio di uno sconto più basso. In quel caso il modello francese resterebbe per gli italiani uno spiacevole miraggio.

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